top of page

A MILVA

  • Immagine del redattore: salvatore
    salvatore
  • 26 apr 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

Negli anni in cui Milva iniziava ad apparire con sempre maggiore frequenza in pubblico io avevo 8-10 anni.


Di sicuro troppo pochi per interessarmi alla musica, ma soprattutto per capirne qualcosa, come conseguenza di ciò, anche in recentissime considerazioni fatte con altri, mi è capitato di realizzare che probabilmente avrò reputato Milva come una cantante che apparteneva alla generazione dei miei genitori più che alla mia. Questo però l’avrò pensato solo all’inizio, perché mi sarò reso conto che non era affatto così, basti ricordare che all’epoca la sua età era inferiore alla trentina, quindi ben più giovane dei miei!


Però era anche l’epoca in cui stavano diventando di moda i “complessi”, sulla scia dei Beatles e Rolling Stones ed era più dura per ogni cantante singolo farsi strada nell’apprezzamento dei giovanissimi. Se aggiungiamo che in questo caso si presentava una persona contemporaneamente sia in una versione popolare che in una più colta, capisco che un giovanissimo potesse rimanere almeno un po’ perplesso.


Ho sempre pensato, forse con un po’ di supponenza o di senso di superiorità rispetto al mondo di ora, che in quegli anni certi interessi e quelli ad essi collegati maturassero in fretta e d’altronde è sotto gli occhi di tutti che altrettanto sentita era la partecipazione alla realtà in mutazione, sia con evoluzioni positive che negative. Già al mio affacciarmi alle scuole superiori, per esempio, sempre nonostante la abbastanza “tenera” età, mi sentivo notevolmente coinvolto dalla politica e dagli stravolgimenti che stavano terremotando quegli ambienti.

ree

Ecco che in questa atmosfera è riapparsa alla mia vista (ed alle mie orecchie) un’ artista che non aveva paura di mostrare con forza e di fatto chiarire quale fosse il suo orientamento politico, che non si tirava indietro a dare voce al canto partigiano “Bella ciao”, presentato a San Remo nella sua versione originale di canto delle mondine, ma esibito altre volte nella sua elaborazione fatta dalla Resistenza. Mi sento “progressista”, non ero allora e non sono nel tempo diventato “comunista” nel senso più spicciolo, superficiale e dispregiativo che si vuole dare al termine, ma certo quell’inno con quelle parole e soprattutto quella voce facevano venire la pelle d’oca.


Non posso dire di essere stato un fan di Milva, sarebbe una dichiarazione tipica da epitaffio, ma non veritiera. Quindi non la seguivo particolarmente nei suoi peregrinaggi artistici in Italia, anche perché si sa che a lungo e frequentemente ha lavorato all’estero. Posso dire però di essere rimasto affascinato ogni volta che la vedevo comparire sulla scena e devo dire tanto nel corso delle sue manifestazioni più “da popolo” quanto in quelle più elevate, nobili e culturali, non solo canore ma anche teatrali (nel frattempo anch’io ero cresciuto, almeno in età) e di aver pensato che quella che si era presentata al suo esordio artistico solo come una brava ragazzotta, grazie alla tenacia di studio ed alla applicazione costante, era diventata un patrimonio culturale e spirituale.


Un’altra canzone che nei ritmi, nelle parole e nella voce mi mette i brividi ad ascoltarla è “La rossa” a lei dedicata, da lei cantata e che in certo modo la inquadra. Non per caso è opera di Enzo Jannacci.


Devo infine ammettere con me stesso che probabilmente è anche per una motivazione opposta a quanto premesso all’inizio che sento in questi momenti una profonda malinconia ed un appassionato dispiacere, cioè, mi rendo conto che in fondo Milva faceva parte del mio mondo ed è il mio mondo che sta scomparendo con il dissolvimento di tante figure significative che ne hanno fatto parte, persone di cultura, politici, artisti.

Mentre scrivo mi rendo conto anche del perché il rammarico sia particolarmente sentito. Perché a pensarci bene Milva era a suo modo insieme tutte queste figure.

 
 
 

Commenti


  • facebook

©2019 di CUSOPO. Creato con Wix.com

bottom of page