CONSIDERAZIONI SU QUESTO PERIODACCIO (2)
- salvatore
- 6 mag 2021
- Tempo di lettura: 5 min
“E’ poco più di una banale influenza”, altra frase infelice.
Da medico, senza ricorrere alla famosa influenza spagnola, i tempi erano diversi e le possibilità terapeutiche erano diverse, ho sempre saputo che l'influenza stagionale non è mai stata semplicisticamente banale, nel senso che, a seconda dell’entità delle mutazioni annuali del virus, ha spesso trascinato con sé un certo numero di complicanze talvolta anche mortali.
Detto questo e comunque si voglia valutare il ruolo del Coronavirus, mi sembra che sicuramente il numero di complicanze che si sono tradotte in decessi in tutto il mondo nel corso dell’attuale pandemia sia ben superiore a quello di qualunque “banale influenza”. Questo non solo in Italia ma in tutte le nazioni, comprese quelle che portiamo in palmo di mano come le più moderne, più democratiche, più ricche, quelle che spesso all’inizio hanno in realtà voluto sottovalutare il problema che avevano davanti.
Inoltre non ricordo di aver incontrato nella mia attività ospedaliera nessuna “banale influenza” così contagiosa. Non è certo un caso che da diffusione strisciante del virus la malattia sia rapidamente passata ad episodi conclamati ma ancora “isolati”, diventando poi epidemia ed infine pandemia in una prima ondata ed in pandemia in una seconda e ora dicono in una terza ondata.

Non credo che la maggior parte degli Italiani pensanti abbia bisogno di vedersi precisare per l’ennesima volta che, a parte la non scontata gravità della malattia, la maggiore pericolosità è rappresentata proprio dalla sua rapidità di diffusione e dalla capacità di intasare in questo modo posti letto nelle corsie di ospedale, nei reparti di Rianimazione, dopo aver ingorgato i Pronto Soccorso. Per completare il quadro si sono aggiunte le varianti, tra cui, sul filo della Brexit, la “variante inglese”, ancora più velocemente contagiosa e stanno avanzando anche in Europa, come puro esempio, quella brasiliana e sudafricana che paiono un pò più aggressive, dico paiono perché bisogna aspettare dati in numero sufficiente, altrimenti non si fa statistica ed epidemiologia ma gossip e chiacchiere da bar che affascinano tanto moltissimi politici e una parte dei giornalisti; per non parlare di ciò che sta succedendo in questo periodo in India, evenienza ancora non chiara nei dettagli se non che si tratta di una sicura catastrofe umanitaria.
Una seconda non trascurabile gravità è costituita dal fatto che il virus ha ricacciato indietro dagli ospedali una moltitudine di sofferenti di altre malattie, alcune serie, che hanno pertanto imboccato il loro decorso naturale, cioè forzatamente senza o con scarso intervento medico e altrettanto scarsa o assente assistenza infermieristica.
Questa frase sulla banalità della malattia, pronunciata ad inizio pandemia poteva essere giustificata e trovare tante attenuanti, perché nessuno poteva sapere cosa e chi avrebbe dovuto contrastare, ma ripetuta nei mesi seguenti fino ad adesso, nonostante il coinvolgimento di tutto il mondo, non può essere accettata come proveniente da persone che guardano, pensano e non parlano a sproposito.
“I morti di Covid sono pochi, si tratta di morti con Covid”, la ritengo ulteriore genialata partorita da fervide menti.
Chi è il filosofo che ha affrontato questa fine distinzione?
Proprio la presunta equivalenza riportata con l’influenza (cosa che tanto piace ai negazionisti del covid) dovrebbe mettere in luce la stupidità di questa frase. Ho appena terminato di dire (e tutti sono d’accordo ad esprimersi così) come negli anni si sia contato vario numero di soggetti deceduti per influenza, che in realtà sono morti in massima parte per complicanze dell’influenza, cioè non necessariamente per azione diretta del virus su qualche organo. Viene fatta però la semplice e ovvia considerazione che senza l’intervento di quel determinato virus influenzale non avrebbero avuto complicanze e non sarebbero morti ed è questa la ragione per cui senza problemi tutti li etichettano come decessi da influenza “complicata.”

Allora perché l’atteggiamento dovrebbe essere diverso per il Coronavirus?
E’ stata solo conseguenza della ribalta pubblica che cercano ed ottengono tutti i “bastian contrari”? Cosa ha spinto una virologa (una virologa!!) ad affermare che pochissimi sono i morti per coronavirus? Fosse stata anche una sua legittima ipotesi, c’è stata di sicuro mancanza di buon senso e di umiltà, bastava guardarsi attorno, osservando che la stragrande maggioranza di colleghi italiani e stranieri (non certo inesperti) stava dicendo esattamente l’opposto; quanto poi alla offensiva affermazione fatta, da giallisti alle prime armi, di non sapere in fondo con certezza cosa ci fosse nei camion militari che si allontanavano da Bergamo con le salme dei deceduti, mi viene da concludere come tutto questo, nella migliore delle ipotesi e cercando di essere buonisti, faccia pensare almeno ad un’ingenuità, che lascia tanto spazio allo sbalordimento e poco all’affidabilità.
Bisogna ricordare anche che in campo di ricerca scientifica, medica in particolare, le posizioni opposte all’inizio di un qualunque studio sono comuni, ma hanno il pregio di rimanere circoscritte all’ambito degli addetti ai lavori, fin quando non ci si assesta su ciò che più si avvicina alla realtà, La conoscenza solo a questo punto (a meno di fuga di notizie) diventa pubblica. L’assestamento avviene non per accordi e mediazioni, come accade in politica, ma per dimostrazioni, che vengano accolte e convalidate più o meno dall’intera comunità scientifica nel mondo. Il male è stato che questa volta, queste discussioni, questo progressivo avvicinarsi alla, chiamiamola, verità è avvenuto davanti agli occhi ed alle orecchie di tutti.
La discussione mi sembra comunque faccia perno su di un inutile quesito, una discussione sul sesso degli angeli e quando vi si aggiunge la dichiarazione che in realtà le persone decedute avevano già altre malattie (e quindi?), mi vengono in mente le situazioni di pericolo che mi ha raccontato chi di frequente cammina in montagna.

Mi hanno raccontato di passaggi lungo costoni con un altissimo rischio di scivolare a precipizio perché compiuti su strettissimi “sentieri” franosi e sdrucciolevoli (paragoniamoli alle “pregresse” malattie), mi hanno raccontato di circostanze talvolta finite male spesso per il sopraggiungere di un evento inaspettato e “banale”, come il movimento inconsulto per un sassolino caduto dall’alto, o per la presenza o l’impressione di una vipera sul terreno (paragoniamoli all’arrivo del covid).. A chi attribuiamo la colpa di quegli incidenti? In genere la spieghiamo con l’evento banale, giunto improvviso e deleterio in una situazione che fino a poco prima per quanto instabile era però in equilibrio. Non è esattamente quanto si può invocare per il sopraggiungere inaspettato del coronavirus in pazienti con pregresse patologie, ammesso di voler considerare Covid-19 un evento banale?
Rimane il fatto che a questo proposito la frase più autentica (l’ho letta su un articolo dell’Espresso) è stata pronunciata da un “reduce” dal covid che oltre la stressante malattia e terapia subita, è uscito dall’ospedale apprendendo di aver perso, per la medesima causa, entrambi i genitori. Ha dolorosamente detto: “di covid o con covid non fa differenza”.
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