FRATELLI/COLTELLI
- salvatore
- 28 mar 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Crediamo veramente che la situazione in corso ci abbia portato alla consapevolezza che, almeno in molte circostanze della nostra vita sociale, le modalità di rapporti tra noi umani sapranno modificarsi? Pensiamo davvero che due mesi ad ora di reclusione forzata e nemmeno universalmente ed incondizionatamente accettata abbiano ripristinato tra noi la voglia di rapporti, se non sinceri e altruistici, almeno corretti e non da deliri di onnipotenza? Fosse così, dovremmo confermare allora che in tutto il tempo precedente sono stati inutili i discorsi accorati ma sereni o le letture ragionate per raffreddare spiriti distruttivi, ma è bastata, anzi è stata ora necessaria un’entità così minuscola da esigere l’uso del microscopio elettronico per rivelarla. Non siamo stati capaci da soli di comprendere quale fosse la migliore modalità di rapporti sociali. Anzi no, a dire la verità, penso che non ne abbiamo avuto voglia. Parlo di noi umani nella globalità.
Conta solo la paura
Ci muoviamo ora semplicemente per la paura suscitata da una struttura, il virus, che quando frequentavo il primo anno di medicina, alla “Sapienza” di Roma, veniva discusso se fosse un essere vivente o “semplicemente” una sostanza più o meno dannosa. Ricordo le lezioni di biologia al primo anno in cui ci dimostravano come per alcuni non facesse parte del mondo della vita, perchè era troppo meno di una cellula e non aveva la capacità di replicarsi autonomamente, propria di tutti i viventi, ma doveva scroccare un passaggio all’entità fondamentale di un qualunque altro essere superiore, cui inviava istruzioni per la propria replicazione; a questa conclusione veniva opposto che nessuna “semplice sostanza” chimica/biochimica “sente il bisogno” di replicarsi ed il solo fatto di “volerlo” permetteva di catalogarlo tra le entità dotate di vita, oltre che come loro per di più era dotato di un acido nucleico. Discussioni che da giovane universitario quale ero (circa 45 anni fa) , mi facevano sentire quasi un filosofo e di quelli importanti perché io quelle cose cominciavo a studiarle ed in qualche modo a manipolarle. Ora non so a che punto sia arrivato il dibattito, né mi sono curato di seguire se è continuato in questi termini.

Un virus pacificatore?
Comunque si afferma che Il virus, vivente o “sostanza anonima” che dir si voglia, ci abbia reso più umili e solidali tra noi. Insisto nel chiedere, ma è proprio così? Mi piacerebbe che ciò avvenisse realmente, mi piacerebbe che si arrivasse a quella che viene definita normalità sociale, quella che probabilmente la nostra nazione non ha mai avuto. Ad esempio in politica. Un tempo con un PCI troppo massimalista e seguace di improbabili rivoluzioni, figuriamoci in un paese troppo conservatore e cattolico, con un partito opposto che per riconoscersi “democratico” doveva necessariamente definirsi “cristiano”. Oggi invece con l’invenzione di un maggioritario faticoso, in realtà copertura per guerre tra bande, esterne, con centrodestra a prescindere contro centrosinistra e non con un confronto, ma con scontri prepotenti all’arma bianca (fa parte di questo la richiesta di “pieni poteri”’); interne, con coltelli piantati nella schiena di cosiddetti compagni di strada in realtà considerati nemici. Entrambi gli schieramenti con i loro bravi Napoleoni, sconfitti per ora dalle loro stesse manie, ma dopo aver inquinato i pozzi dei rapporti sociali. Mi piacerebbe che ci fosse e durasse un clima di reale umiltà e solidarietà. Purtroppo non lo credo tanto. Siamo un po’ cambiati è vero. Ma alcuni tra noi hanno solo confermato e rafforzato buone intuizioni, comportamenti e sentimenti che già avevano; pochi altri si sono accorti (per quanto?) che continuare a guardarsi in cagnesco per tutto, attivando una rincorsa ad offese e bugie pur di prevalere, non è conveniente, oltre che non giusto; ma la maggioranza, secondo me, non si è spostata dalle posizioni precedenti, è in attesa, ha sospeso le ostilità che sembrano aleggiare nell’aria, in previsione di tornare a scatenarsi.

Fuoco sotto la cenere
In questo caso non penso tanto ai vari capi-fazione, nè ai nostri rappresentanti (!) in Parlamento, né ai segretari dei diversi partiti. Lo vedo estesamente nei discorsi di molti loro seguaci/fans/soldati. Lo vedo in alcuni post che compaiono su facebook, a mala pena trattenuti nel linguaggio, ma gonfi di minacce “per quando arriverà il dopo”. Lo vedo in messaggi che compaiono su whatsapp, che spesso nella loro superficialità, banalità e ovvietà hanno sostituito i discorsi da bar chiusi per l’emergenza e li immagino conclusi con un “signora mia, dove andremo a finire!”. Lo vedo addirittura in lunghi e articolati messaggi, che pure presentano anche alcuni concetti accettabili, espressi da persone addette ai lavori, che però in genere, guarda caso, non compaiono lungo le vie di comunicazione più note, ma circolano quasi sempre sui “social” e danno più la sensazione di rincorrere un certo protagonismo ed una certa disapprovazione per non essere stati interpellati anche loro dai canali ufficiali di informazione. Lo vedo in analisi apparentemente elaborate di “sedicenti” operatori in prima linea, ad esempio ne ho letto uno di un medico (spero non lo sia), pervenuto a me su whatsapp, non firmato, strano atto di vigliaccheria in un tipo di professionista, il medico, che in questo periodo sta dimostrando in genere un coraggio reso forse più solido proprio da una paura conosciuta.

Quali accuse?
Analisi e interrogativi, analogamente cretini e falsi, sono state fatti da quel “brillante” giornalista che risponde al nome di Bruno Vespa, che, proprio in quanto giornalista, aveva mezzi per informarsi, se l’avesse voluto. O ai tanti leghisti che hanno seminato zizzania. La fondamentale domanda posta da tutti questi “affidabili” individui è apparentemente spontanea e naturale: dove sono le buoniste ONG, prima pronte a difendere i poveri immigrati ed ora latitanti nel bisogno degli ospedali italiani?. Peccato che anche questa sia una fandonia (fake news per chi è digiuno di italiano) perché, bastava informarsi, io l’ho fatto minimamente ed ho intenzione di approfondire. Avrebbero saputo in prima battuta, “tanto per gradire”:
· che una ONG di psicologi lavora in un ospedale in Piemonte (non ne ricordo il nome e non l’ho ancora ricercato, ma uno psicologo ne parlava in vari telegiornali);
· che dal Presidente della Lombardia, Fontana, che applaudo pur non essendo io minimamente leghista o di centrodestra, ma ritenendo a suo onore aver avuto l’intelligenza di vincere l’opposizione a richiedere l’aiuto di Emergency nel trattare da esperti, quali sono, il problema delle malattie epidemiche e mi risulta che le trattative ci sono state il 6 marzo;
· che Emergency è in campo a Milano già da un po’ nell’assistenza ai senza tetto (ora anche contro il Coronavirus), grazie ad un protocollo firmato col Comune;
· che Emergency inizierà a breve a lavorare negli ospedali a Bergamo e a Brescia; forse il “sedicente” medico di Torino non sa che per operare ufficialmente in struttura pubblica così in grande stile, soprattutto in un periodo come questo, occorre un ok definitivo di chi a vari livelli dirige le strutture sanitarie, quindi Regione o Direzioni degli Ospedali. Signor Vespa, signor anonimo, sono allora loro i colpevoli di questo ritardo di presenza?;
· che da un po’ di giorni Emergency è nell’ospedale di Codogno (vedi le dichiarazioni del Direttore Sanitario, Andrea Filippin);
· che Medici senza Frontiere è al lavoro in quattro ospedali del Lodigiano (Lodi, appunto Codogno, Casalpusterlengo, Sant’Angelo Lodigiano), oltre che, essendo “senza frontiere” e quindi non razzista, ha inviato contemporaneamente delle equipes di lavoro soprattutto in Francia, Spagna, Grecia e Cina;
· Che Medici senza Frontiere è in costante contatto con la specifica task force governativa;
· Che Emergency è al lavoro in case di riposo delle Marche;
· Che basta il nome di Gino Fasoli, medico della ONG, morto per curare malati di Coronavirus;
· che, nel molto piccolo, la nostra sezione provinciale della LILT (non una ONG ma una “ONLUS”), come lungo l’Italia stanno facendo tantissime altre sedi provinciali, non essendo dotata di specialisti ad hoc, sta però donando materiale sanitario all’ATS di Sondrio (in Lombardia si chiamano così ora le ASL) per un valore approssimativo per ora di circa 30.000,00 euro (contiamo di aggiungerne 10.000,00).
Mi fermo solo a quello che rapidamente ho controllato; approfondirò ulteriormente per me, trattenendo la nausea verso certe persone che non vogliono perdere i loro pregiudizi nemmeno di fronte all’evidenza.
Amara conclusione
Perché tutto ciò? In definitiva temo che sia per giungere alla fine dell’emergenza potendo attaccare l’avversario politico con accuse per mancanze presunte o reali, incoerenze, errori, ingenuità, che ci sono stati indubbiamente, ma che sono stati anche accompagnati da lavoro incessante, da mediazioni necessarie, da prese di posizione non so se originali ma certo impopolari, da richieste di collaborazione a tutti i livelli, balbettanti o decise e comunque da un comportamento che, non per dire “mal comune mezzo gaudio”, è stato però copiato in ritardo da moltissimi capi di altre nazioni. Quelli che di solito con complesso di inferiorità nei nostri riguardi definiamo “statisti”.
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