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"Houston abbiamo un problema"

  • Immagine del redattore: salvatore
    salvatore
  • 12 mar 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Dalla mia stanza in questa specie di quarantena guardo fuori dalla finestra le strade deserte bordate da piante che iniziano a coprirsi di verde tenero e sbiadito in attesa di esplodere in verde acceso. Ma è esploso altro. Non ci volevamo credere ad un’infezione così estesa, illusi dal solo fatto di essere nel 2020 e non più nel Medioevo. Nessuno aveva messo in conto nulla di simile. Quando ha preso il via l’infezione da Coronavirus nemmeno gli esperti avevano idea precisa della sua possibile evoluzione, diciamolo francamente. Per fortuna per noi in loro è stato solo un momento, come, giocando a calcio, prendere una pallonata in faccia che ti lascia stordito per un attimo ma poi riprendi a giocare forse più determinato, perché incavolato. Infatti molto presto medici (posso inserirmi anch’io?) e scienziati hanno avuto il sentore della “cosa” nuova e sconosciuta che stava irrompendo al galoppo. Proprio come gli animali selvatici che avvertono nelle narici qualcosa che ancora non è presente sotto i loro occhi.


Un’inutile sdegno

Comunque è comparso. Ci sentiamo stupiti e quasi offesi. E’ un tradimento, una pugnalata alle spalle. Di chi? Della natura ovviamente. Un tradimento della natura? A me risulta che da secoli la stiamo tradendo noi. Almeno dal momento della famosa rivoluzione industriale. Dico questo non perché in modo ingenuamente bucolico mi auguro che non ci fosse stata, ma perchè doveva esserci o svilupparsi in modo diverso, almeno in questi ultimi tempi. Cosa che, a grandi linee, sarebbe stato possibile, almeno ora. La prima domanda che mi pongo è se sia ancora possibile, immediatamente seguita da un’altra domanda: quando tutto questo sarà passato, rimarrà l’intuizione che sarebbe bene optare per qualche cambiamento? Un’innata fiducia nella ragione mi fa sperare in questo, ma la stessa ragione, che non può fare a meno dei dati ottenuti dalla realtà, me ne fa dubitare.


Un bel po’ di presunzione

Ma poi perché l’epidemia dovrebbe essere un tradimento operato dalla natura? Probabilmente perché siamo così assuefatti all’idea che è l’uomo al centro del mondo, da non concepire nemmeno per sbaglio l’idea che in realtà, lui, non sia altro che solo una parte di esso. Ne sarà pure elemento all’apice. Nel bene e nel male naturalmente. Sarà pure l’unico essere che sa e forse deve trasformare il pianeta. Nel bene e nel male naturalmente. Di sicuro ha dimenticato di esserne solo una parte e pertanto che non tutto gli è dovuto. Quanta storia, filosofia e religione sia dietro questa ideologia sarebbe lungo e complicato da trattare, ma certo con le premesse fatte non si può non ammettere che anche i virus sono una parte del mondo. Spinta dal bios (“biologia”) ogni individuo di una “specie” cerca non tanto di sopraffarne un’altra, quanto di salvare ed espandere la propria e se ciò comporta la distruzione altrui…è appunto…la vita (consentitemi questa semplificazione).



E allora?

Quindi è da prendere tutto ciò che sta accadendo come inevitabile ed arrendersi in un fatalismo sconsolato? Nemmeno per sogno, ho appena detto che ogni specie cerca di mantenersi e non farsi sconfiggere dalle altre. Quindi a maggior ragione deve farlo la nostra. Si tratta di trovare il sistema di non farsi sopraffare, di passare al contrattacco o, quando possibile, di convivere, perché se esiste una diplomazia sociologica tra nazioni esiste in molti casi anche la ricerca di una sorta di diplomazia biologica tra specie. Attualmente se, come dalle prime notizie scientifiche, stiamo parlando di un virus di provenienza da un serbatoio animale, potrebbe essenzialmente trattarsi di “ricacciarlo” in quel serbatoio. Risultato che può ottenersi con il suo allontanamento dalla specie umana grazie ai meccanismi immunitari, sia ottenuti per via naturale con l’ infezione, le guarigioni, ma, dobbiamo saperlo, anche le morti, sia meglio “artificialmente” grazie ad un vaccino.


I nodi vengono al pettine

Sì, avete sentito bene, una di quelle cose che per il Coronavirus ancora non esiste e che tutti ora invocano. Sì, una di quelle cose che solo pochi mesi fa hanno subito attacchi smodati e irrazionali sia da comitati di sconsiderati utenti sia da “lupi solitari” pseudoesperti con deliri di protagonismo e di grandezza accompagnati da incrollabile ignoranza. Un totale di individui che pur avendo conservato tutto il diritto di rifiutare delle cure che fossero personali, non ne avevano e non ne hanno nessuno per rifiutare ciò che, secondo la comunità scientifica e i dati della storia della medicina, è comune e mette altrimenti in pericolo gli altri, i più deboli in testa. Spero ardentemente che la fine del contagio ed il suo superamento sancisca almeno il risultato positivo di mettere a tacere per il futuro chi ha voluto far parte del branco di saccenti ignoranti.

Tornando a questa infezione, nell’attesa della operatività del vaccino, per cui occorrerà tempo, dovendo essere testato e messo in circolazione solo quando sarà efficiente e sicuro, in barba alle baggianate diffuse dalle tante “prime donne” nowax che abbiamo dovuto sorbirci, non resta che accettare per il periodo che sarà necessario, di vivere il più isolati possibile. Ogni malattia infettiva è come una catena e la nostra principale possibilità di batterla sta prima di tutto nello spezzare il legame e isolare quanti più anelli possibile, interrompendone così la sequela. Gli anelli siamo noi.

 
 
 

1 comentário


angelab.vitali
22 de mar. de 2020

Concordo su quanto ho letto

Alcuni pensieri mi passano spesso per la testa in questi giorni un po' strani, tra la "reclusione" forzata, la consultazione di giornali on line, le risposte a chiamate e messaggi, le uscite centellinate per la spesa e la farmacia con le strade semideserte e la gente frettolosa e dallo sguardo inquieto, con questa inusuale protezione sul viso , le attività da inventare tra casa e giardino ( ho la fortuna di avere un giardino che con l'arrivo della primavera richiede manutenzione) per riempire di senso la giornata.

Quando l'emergenza sarà finita o almeno meno pressante ci ricorderemo di quanto in questi giorni abbiamo avuto bisogno di persone competenti, di quanto abbiamo ricercato la loro opinione…


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