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IL BUGIARDINO

  • Immagine del redattore: salvatore
    salvatore
  • 24 mar 2021
  • Tempo di lettura: 7 min

Bisogna ammettere che le guide politiche, pur diverse tra loro, che sono a capo delle varie nazioni europee non sempre riescono ad aiutare il proprio paese a trovare la giusta modalità di reazione agli eventi che deve affrontare.

Ognuno quindi, cittadino qualunque, ma penso all’Italiano in particolare, ci mette comunque molto della propria volubilità di valutazione e mi sembra che spesso non sappia decidere quale giudizio sia il migliore da dare a riguardo delle scelte proposte/imposte.

In questa pandemia ad esempio, se lo Stato, sotto indicazione o meno di uomini della scienza non si dimostra capace di rilevare eventuali, dico eventuali, pericolosità o difetti di un farmaco di cui si suggerisce l’impiego, viene da lui definito Stato irresponsabile o incapace; se volontariamente trascura di agire quando ha avuto informazione di un sospetto che qualcosa non vada e ci sia un rischio per il “popolo”, viene inquadrato come Stato criminale; ma se al contrario decide di prendersi del tempo per valutare se e quanto ci siano veramente in agguato dei pericoli, è catalogato Stato incosciente o pavido che mette ansia e insicurezza ai suoi cittadini. “Naturalmente gli altri stanno facendo meglio”, anche se stanno facendo le stesse cose. Patria dat vitam, raro largitur honores. E’ quanto abbiamo visto in occasione della pausa imposta alla vaccinazione anti-covid di Astra-Zeneca.

Senza obiezioni si può ammettere come non ci sia stata una reazione condotta con mano ferma e chiarezza verbale; in Europa quasi ogni governo ha mostrato una specie di “ansia da prestazione di controllo”, per questo non mi turba particolarmente il comportamento di quello italiano. Non portatemi per favore come modello il tipo di risposta della Gran Bretagna, ora magari brillante, ma in passato già disposta come la Svezia (sarà un caso che entrambe sono le madrine del vaccino in questione?) a sacrificare un po’ di sudditi in nome vuoi della libertà (?), vuoi della ormai mitica immunità di gregge (?).

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Senza troppo tergiversare, non ho difficoltà a riconoscere che quella italiana sia stata una decisione prevalentemente politica, quella di uno Stato troppo debole per trovarsi quasi da solo ad insistere imperterrito sulla strada della vaccinazione senza assicurazioni. L’EMA in realtà si era presa tempo ed aveva suggerito di evitare la sospensione per approfondire rapidamente i risvolti del quesito in modo da assumere a livello europeo un comportamento comune, più corretto e consono alle situazioni che si stavano valutando. Anche se quello della rapidità di intervento è proprio il tallone d’Achille dell’EMA.

Devo dire in realtà (e immagino di attirarmi contumelie da destra e sinistra per i motivi più opposti) che non condivido troppo ma comprendo lo stop imposto nella tensione del momento e nell’ansia di non peggiorare la situazione presso l’opinione pubblica qualora qualcosa avesse continuato a non andare per il verso giusto. Non so se ci si è semplicemente accodati prima alla Germania e poi alla Francia o si sia deciso all’unanimità o autonomamente. Sinceramente in condizioni in cui le conoscenze non sono ancora sedimentate, non mi va di farne una colpa al nostro governo. La sua colpa maggiore consiste nel non avere per l’ennesima volta spiegato cosa si stesse facendo e perché.

Il danno maggiore poi risulta nell’aver in questo modo dato fiato alla somma ignoranza (dall’etimologia = non sapere, non conoscere e, peggio ancora, non voler conoscere) dei no-vax, anche perché, in definitiva nei confronti dei possibili rischi del vaccino credo si sia trattato in realtà di una “semplice” questione di farmacovigilanza che non avrebbe avuto risonanza nazionale e continentale se non ci fossimo appunto trovati in una pandemia mondiale. Questa modalità di controllo i suddetti no-vax, fossero coerenti, dovrebbero al contrario apprezzarla.

Ricapitoliamo un attimo e cominciamo col cercare di comprendere il concetto di farmacovigilanza.

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La farmacovigilanza viene definita come “complesso degli interventi e dei provvedimenti volti a verificare il rapporto rischio-beneficio di un farmaco nell’applicazione di tutti i giorni, allo scopo di favorire tempestivi interventi dell’autorità sanitaria (Il dizionario della lingua italiana, Devoto-Oli, 1990). Molto brevemente, può con semplicità e comprensione di tutti venir definita come il controllo che viene esercitato su tutti i farmaci presenti sul mercato (soprattutto ovviamente quelli nuovi), per scoprirne nel tempo più breve possibile e far conoscere quali possano essere tutti gli effetti avversi e le complicanze, gravi o banali, che il suo uso può comportare. In pratica viene richiesto a tutti i medici che nella loro attività fanno assumere la specifica medicina, di riferire e registrare qualunque cosa non vada per il verso previsto.

Immagino già l’obiezione di chi pensa di cogliere in fallo il meccanismo: ma non si dice che un farmaco e per transitiva un vaccino prima di essere immesso in circolo venga testato in modo che sia sicuro? Certamente, tanto che si passa attraverso un minimo di tre diverse fasi di sperimentazione clinica, precedute da fasi “precliniche”, però tutti sappiamo (e quando ci fa comodo diciamo) che ognuno di noi è “un caso a sé”, salvo trascurare questo concetto quando pensiamo che ci convenga ignorarlo.

I controlli per esempio per il vaccino Pfizer sono stati eseguiti su un po’ più di 40.000 persone, che non hanno mostrato problemi di rilievo, per cui ne è seguita senza ostacoli l’immissione in circolo. Il numero di volontari era statisticamente valido. Certo valido e comprensibile solo per chi ha passato il suo tempo anche a studiare ed introitare dei concetti e delle regole spesso complesse; valido cioè solo per chi conosca o almeno usi un po’ nel suo lavoro le leggi matematiche della statistica, non certo per chi mostri la sua sicumera sproloquiando su ciò che è vero e ciò che non lo è senza avere conoscenza effettiva e facendo quindi i classici discorsi da bar.

Io non posso dire assolutamente di essere un “tecnico” statistico e quindi di conoscere a fondo (come si dice adesso? Essere esperto di…) quella disciplina, sono un “tecnico” medico, non mi intrometto a creare dubbi, posso però dire di aver studiate ed affrontate almeno alcune di quelle regole, quelle (poche ma sufficienti) che mi sono servite sin dai tempi della tesi di laurea e quindi di comprenderle.

Riprendendo il discorso. Quando da prove su migliaia di volontari (numero statisticamente significativo) si passa a milioni di soggetti che impiegano quel farmaco/vaccino (numero reale) è legge, altrettanto valida statisticamente, che qualcosa di avverso e non previsto possa accadere. A questo serve in pratica la farmacovigilanza: a conoscere e stabilire con l’apporto della rilevazione degli eventuali danni, di qualunque entità, se esista o no comunque un bilancio favorevole all’uso del farmaco, se cioè i rischi siano inferiori a quelli che si correrebbero affrontando la corrispondente malattia.

Sto parlando di farmaci a proposito del problema suscitato da un vaccino, ma non a caso. In realtà mesi fa, verso la fine del primo lockdown (in italiano isolamento!) ho ricevuto via whatsapp (in italiano traducibile col significato di "messaggi comunicati via cellulare"!) un delirante e sconclusionato discorso di una signora che non conosco, non voglio conoscere e non so di cosa sia esperta, in cui la medesima, sconsigliando il vaccino e criticando per questo addirittura papa Bergoglio, adduceva come motivo fondamentale (e perché?) che “non si tratta di vaccino ma di un farmaco ad RNA…” (e quindi?). Ma chi era questa saccente ed inutile, nonché pericolosa signora? Sapeva spiegare cos’è un vaccino? Come lo si può costruire? Sapeva come agisce? Se si cerca su un dizionario la definizione di farmaco, si trova: sostanza dotata di virtù terapeutiche. Quale la differenza formale e sostanziale tra quelli che la signora chiamava farmaci cui ha opposto quelli che ha definito vaccini?

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A proposito comunque delle obiezioni dei no-wax, che staranno gongolando perché vedranno in ciò che è successo un motivo per cui ancora più persone dovrebbero diventare contrarie alla vaccinazione, non posso che affermare, come fanno tutti gli addetti ai lavori (preferisco questa dizione invece che esperti) , che è vero che talvolta si manifestano eventi blandi sfavorevoli ed è altrettanto vero che in modo estremamente sporadico possono esserci eventi sfavorevoli gravi. Nessuno può e vuole nasconderlo, soprattutto se vuole vedere le cose in modo “scientifico”.

A questo proposito ho sott’occhio il “bugiardino” che li elenca e per correttezza ve ne voglio indicare i principali:


sintomi minori: capogiro, vertigini, tinnito (acufeni), sordità, sudorazione, nausea, vomito, vertigine, mal di testa, tachipnea (respiro accelerato), iperventilazione (respiro profondo), febbre, possono comparire alterazioni del gusto ed eruzioni cutanee. Sintomi più gravi: alcalosi respiratoria, edema polmonare (liquido negli alveoli invece di aria), insufficienza respiratoria, aritmie cardiache, ipotensione, iperglicemia o viceversa ipoglicemia, ulcera gastrica, coagulopatia, encefalopatia, edema cerebrale (liquido sovrabbondante tra le cellule nervose), danni al fegato. Molto più raramente (per fortuna): agranulocitosi, coagulazione intravasale disseminata (cioè piccoli trombi in arteriole o capillari, proprio come accaduto nei casi responsabili della sospensione vaccinale), anemia aplastica (assente produzione di globuli rossi), pancitopenia (ridottissima o assente produzione di tutte le cellule del sangue), leucopenia (ridotta produzione di globuli bianchi), trombocitopenia (ridotta presenza di piastrine), tossicità renale. Ovviamente possibili reazioni allergiche……


Scusatemi, scusatemi, mi devo correggere... sulla mia scrivania c’è un tale disordine di fogli e appunti e nella lettura ho confuso quello che credevo il bugiardino di uno dei vaccini anti-covid in corso con quello di un altro farmaco.

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Ho erroneamente letto cioè l’elenco degli effetti collaterali di un medicinale, che la ditta che lo produce ha diligentemente e correttamente riportato nel foglietto illustrativo, effetti ottenuti spesso anche come conseguenza di un errato dosaggio, facile nelle frequenti autosomministrazioni tipiche di questa medicina. Immagino che alcuni possibili eventi che vi si prevedono (realmente accaduti visto che riportati nel “bugiardino”), che sono molto gravi fossero pure occasionali, in coerenza con quanto “scienziati no-wax” dicono ora dei vaccini sarebbero eventi sicuramente capaci di tenere lontani da quel medicamento. Chiedete quale fosse il farmaco di cui ho erroneamente letto l'intero bugiardino? Ah, sì, fatemi controllare l’intestazione: Aspirina effervescente con vitamina C.

Chi ha orecchie per intendere (e sostanza grigia da far funzionare), intenda.


Consultati:

- Il dizionario della lingua italiana, G. Devoto e GC Oli, Le Monnier 1990 .

- L’etimologico minore, M. Cortellazzo, P. Zolli e M.A. Cortellazzo, Zanichelli 2019.

- Foglietto illustrativo Aspirina: informazioni per il paziente, Bayer 07/2016.

- Coronavirus vaccine tracker, C. Zimmer, J. Corum e S-L Wee, The New York Times marzo 2021.

- Churchill’s medical dictionary, Menarini 1994.

- Dizionario delle sentenze latine e greche, R.Tosi, BUR 1992.

 
 
 

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