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NON IMPARIAMO MAI

  • Immagine del redattore: salvatore
    salvatore
  • 9 nov 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

Le polemiche che nei giorni di ottobre hanno accompagnato le reazioni agli attacchi fascisti contro la GCIL a Roma è la premessa da cui scaturiscono le successive considerazioni.

Polemiche che hanno lasciato di stucco perché manifestate nei confronti di una legittima (nel senso proprio di “riferita alla legge”) richiesta al Governo, che è stata immediatamente subissata da osservazioni di tono apparentemente analogo, ma in realtà intentate al solo scopo di creare un polverone che nascondesse il vero problema.

Da chi? Da quel purtroppo ampio arco di partiti del centrodestra. Il problema reale è costituito dall’esistenza da tempo nella nostra società di gruppi di stampo chiaramente fascista, come dimostrato dalle azioni stesse da loro messe in atto, che hanno rappresentato un “revival”, fortunatamente per ora limitato, di quanto accaduto in Italia nei primi decenni del ‘900. Quindi il problema è rappresentato dal trovarsi di fronte ad un concreto tentativo di “ricostituzione del disciolto partito fascista”.

Quale invece il polverone? Il volerlo annacquare sotto la frase “bisogna stigmatizzare tutte le violenze insieme e tutti i regimi autoritari”.

No signori. Prima considerazione da fare: la ricostituzione del partito fascista è vietata dalla legge italiana, anzi dalla sua stessa Costituzione e siccome questa norma non propone percorsi alternativi allo scioglimento, non si vede perché non debba essere applicata così come viene chiesto.

I partiti politici di centrodestra, soprattutto quelli che si dicono moderati, non gradiscono essere omologati a forze che siano ritenute solidali con i metodi del fascismo, nel caso migliore, se non ne sono complici, tendono a minimizzarli, Non dovrebbero comunque ignorare che, a proposito dei recenti episodi accaduti, come di altri di poco precedenti, non si ha a che fare “semplicemente” con organizzazioni violente, terroristiche e pertanto sicuramente antidemocratiche, che al fine di sovvertire le forme della vita sociale democratica siano però anche più o meno clandestine e di stampo malavitoso e pare evidente che non si potrebbe certo pensare di sciogliere qualcosa che non è “tangibile”, organizzato e visibile apertamente. Questo tipo di forze negative della società sono contrastabili soltanto con l’opposizione di una forza di ordine pubblico che dovrebbe essere positiva e controllabile da parte della società democratica stessa.

Lo si è fatto appunto ai tempi degli “anni di piombo” nei confronti delle brigate rosse, di prima linea, dei NAP o dei terroristi dei NAR, di ordine nero, di terza posizione e di tanti altri gruppuscoli vari di destra o sinistra ma tutti accomunati da una clandestinità, anche se a volte irregolare e disordinata. No, qui siamo di fronte a qualcuno che alla luce del sole si propone come organizzazione socio-politica con un programma ben preciso, con simboli, proclami ed idee che si rifanno ad un periodo e ad un’organizzazione dello Stato ben identificabili. Quelli appunto che sono vietati e banditi da una legge che non vuole si ripeta un’era ed un’ esperienza che l’Italia ha sopportato, nei primi tempi, ammettiamolo, ha anche voluto e infine subìto e pagato e ha deciso di rinnegare.

Detto ciò, quando viene sollevato il polverone? Quando si accomuna questa condanna ad altre situazioni, giustamente da perseguire ma di diversa appartenenza e nel voler condizionare un qualunque intervento antifascista a tutte le ingiustizie simili ma di fatto da noi non dipendenti nè controllabili. Cosa che si traduce in un comodo immobilismo. Una situazione simile a quello che oggi viene chiamato benaltrismo “…ben altre sono le difficoltà da affrontare in questo periodo…” o simile alla famosa frase da impiegare per non fronteggiare eventuali proprie situazioni scabrose, deviando l’attenzione su vere o presunte colpe di altri “….e il PD invece….”.

Per stemperare l’atmosfera cupa si potrebbe ricordare che la festa della mamma celebra le mamme, non nega i nonni, i padri, gli zii, ma sa che per loro ci sono altri giorni di ricorrenza, quindi non commemoriamo le madri solo se riusciamo ad accomunare a loro tutta la parentela.

Scherzando un po’ di meno possiamo dire che l’Italia non ha vissuto le persecuzioni e gli omicidi dello stalinismo in Russia, l’annientamento dei pellerossa negli USA, i massacri di Pol-Pot in Cambogia, la sottomissione del Tibet da parte della Cina, la repressione spietata in Algeria operata dalla Francia e via dicendo. Ci sono o ci sono stati tempi, modi e occasioni per agire nei confronti di tutte queste realtà e per altre, ma per quale motivo dovrebbero condizionare l’esperienza storica negativa vissuta dall’Italia e che gli Italiani tutti non dovrebbero aver voglia di ripetere, irreggimentati come sono stati da quell’esperienza in ogni aspetto della loro vita, costretti ad una guerra spietata, avviati al razzismo da un regime con sembianze leonine ma costituito di cartapesta.

Che poi i medesimi piani non rispuntino sotto altre parvenze e altri nomi, è un altro discorso, ma quello che serve come primo passo culturale e sociale è proprio il deciso ripudio di un passato che può auspicare che torni solo chi pensa di trovarvisi al comando.

In definitiva, senza dietrologie, richiesta di applicazione di una legge che esiste in conseguenza di un’esperienza storica negativa vissuta,

Un atto di coraggio per la propria nazione e di chiarezza è stato sollecitato a tutti i partiti in tutte le sedi istituzionali, dal Parlamento ai Comuni.

Come sono evolute le cose in moltissimi di questi luoghi lo sappiamo.

 
 
 

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