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PENSIERI ad ALTA VOCE ed in LIBERTA’ su una SANITA’ al PASSO coi TEMPI (a puntate)

  • Immagine del redattore: salvatore
    salvatore
  • 25 nov 2020
  • Tempo di lettura: 4 min


Sono ormai fuori dall’ambiente sanitario di questa valle, da immerso com’ero in particolare in quello ospedaliero, ma vivo in questa provincia ed in quell’ambiente ho lavorato 35 anni filati.


Non amo eccessivamente partecipare al fiorire di comitati che sorgono per qualunque motivo; forse proprio perché li vedo come modalità di reazione ormai un pò inflazionata, che sembrano esigere per sé ruoli ufficiali (anche se non è pretesa di tutti i comitati), ma di fatto sono privi di obblighi e di responsabilità. Comunque si vedano le cose però, anche da ex-direttore di “reparto”, non riesco a non esprimere una mia opinione, pur nella consapevolezza, per mia fortuna, di non avere più alcuna carica per essere ascoltato, quindi nessuna aspettativa di avere un’effettiva influenza decisionale, in parole povere nessuna colpa o merito in ciò che dico.


Quest’ultimo aspetto dovrebbe tra l’altro tranquillizzare subito i molti che dissentiranno. Un’opinione la mia che facilmente verrà tra l’altro osteggiata perché, a seconda della posizione a riguardo, ci sarà senz’altro chi la definirà “di pancia”(?), altri “ideologica”(?), altri ancora “sospettosamente interessata”(?), e simili, anche se a me piace pensarla semplicemente razionale e figlia di realtà difficilmente contestabili che ogni testa vede sicuramente, ma anche ogni pancia potrebbe scorgere, volendolo.


A seguito di precedenti miei sporadici ed occasionali interventi sull’argomento ma soprattutto in ricordo degli estenuanti dibattiti “tra addetti” quando ero ancora in servizio in ospedale, trovo giusto che anch’io focalizzi e comunichi quelli che, a mio parere, siano i fondamentali pilastri di una organizzazione sanitaria moderna, prima di curarsi di una organizzazione sanitaria di montagna.


Non è rimasto molto tempo

E’ forse ormai tardi per noi, ma cerchiamo di non essere egoisti e pensiamo ai posteri!

Credo che nello sviluppo del dibattito che ha rivoltato la problematica “come un calzino” sia solo rimasta inevasa o almeno non esplicitata a sufficienza la necessità di individuare ciò che doveva forse precedere le ipotesi pratiche che continuano ad essere presentate dalle varie parti in causa, stabilendo cioè quali dovrebbero essere i principi, in fondo pochissimi ma basilari e irrinunciabili, da tenere presente e da cui far dipendere caso mai le altre decisioni, prima di ripetere i soliti slogan sulla salute, di montagna o meno, che facciamo passare per propositi sinceri, ma sono di fatto spesso più o meno marcatamente ipocrite dissimulazioni di altre esigenze.

Non mi interessano in questo momento le diatribe Sondrio/Sondalo/piccoli ospedali. Mi interesseranno caso mai dopo, quando e se saranno precedute appunto dalle considerazioni sostanziali che facciano da guida con motivazioni sanitarie e logiche, non rispondendo ad altri fini.

Dato che non amo i tuttologi, essendo stato ospedaliero, mi concentro soprattutto sull’ambito ospedaliero della sanità. Ben conscio che l’assistenza sanitaria, anzi ora socio-sanitaria, comprende anche l’aspetto della sanità sul territorio, che è chiamata ad avere quanto meno la capacità, venendo dotata dei mezzi idonei, per fare da prima barriera e soluzione al grosso dei bisogni sanitari più elementari.


Ospedali e non solo

Sanità di base e medicina di urgenza di cui non mi reputo più di tanto esperto e sarei per questo tacciato di superficialità qualora vi accennassi, ma anticipo io stesso coscientemente il rischio di approssimazione, a differenza di molti che invece sproloquiano di ospedali pur se non hanno minima esperienza di sanità ospedaliera. Comunque anche mi capitasse di parlarne, non scherziamo, non vorreste negarmi questa possibilità? Essere stato ospedaliero vuol dire essere stato (ed essere) prima di tutto medico, pertanto non del tutto digiuno di ciò che potrebbe e dovrebbe comportare la sanità sul territorio e certamente più qualificato di quanto siano di questi tempi tutti quelli che farneticano da esperti nel campo, da certi politici a certe casalinghe, al cui confronto la famosa storica “casalinga di Voghera”, considerata una sempliciotta, era invece una fine intellettuale perché chiedeva di capire, non di insegnare!

Queste figure non si accontentano più di lanciare richieste o esprimere necessità (cosa più che lecita, anzi spesso utile), ma tranciano giudizi, pretendono la realizzazione delle loro aspirazioni anche se dimostrate inefficaci e inattuabili e spesso obbligano a queste mettendo sul piatto una più o meno esplicita garanzia di sostegno elettorale, vero movente per l’attività del politico di turno, che si può trasformare però in questo caso in sostegno ad una organizzazione della sanità obsoleta se non addirittura pericolosa.

Mi riferisco ovviamente a chi nel mondo sanitario non ha vissuto, ma ne parla come se lo conoscesse a menadito. Invece di chi lo ha affrontato nella sua vita ho il massimo rispetto anche qualora fossi su molte sue proposte in massimo disaccordo.


Il tentativo quindi diventa prima di tutto quello di ragionare al di fuori dei meccanismi mentali della politica attuale, intesi malauguratamente ormai al servizio degli interessi del partito, mi sento di aggiungere di tutti i partiti probabilmente, certo però con responsabilità massima per chi ha al momento ruoli decisionali. Tra l’altro si tratta in genere più esclusivamente e grettamente dei soli interessi elettorali dei partiti, obiettivi quindi ulteriormente limitati, come spesso diventano anche quelli di molti dei suddetti comitati, che finiscono per fare da supporto loro malgrado. Il problema non sembra allora “la politica”, quanto il fatto che se potessimo....dovremmo chiamarla “la partitica”.


Insomma quali princìpi?

Per farla breve ripeto quindi che qualunque soluzione si voglia adottare in questo campo, se vuole essere razionale e magari anche ”scientifica” deve innanzitutto stabilire quali siano gli aspetti che devono funzionare da fondamento e che ovviamente trascinano poi con sé altre considerazioni e conclusioni e di conseguenza organizzazione e progetti.


1. Non siamo più nel 1800 o all’inizio del 1900 e il confronto e il rapporto che la medicina moderna ha stabilito verso il malato é ovviamente cambiato, come sono conseguentemente cambiati i parametri cui uniformarsi.


2. La recente esperienza della pandemia ha dimostrato (cosa su cui gli addetti ai lavori già insistevano da tempo) che la sanità, quando anche fosse dotata di strumenti modernissimi, senza personale (non voglio usare l’obbrobriosa espressione “risorse umane”) in numero adeguato e preparazione ottimale rischia il fallimento. Mi riferisco alla medicina (medici) e all’assistenza (infermieri).

…………………………………………………………………….................................................................................. I^ puntata (segue)

 
 
 

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