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PENSIERI ad ALTA VOCE ed in LIBERTA’ su una SANITA’ al PASSO coi TEMPI. 4 (a puntate)

  • Immagine del redattore: salvatore
    salvatore
  • 23 dic 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Una considerazione ancora

Punto 3. Altrettanto fondamentale deve risultare in tutti i luoghi di diagnosi e cura la disponibilità di apparecchiature, metodiche, attrezzature moderne e costantemente aggiornate.

Anche se è argomento importantissimo in una discussione su una visione evoluta della medicina, lo metto come punto aggiuntivo e non tra i due elementi che ritengo basilari (e non tutti saranno d’accordo) forse perché sono un po’ “condizionato” dal ricordo di quanto spesso in università a lezione di Farmacologia Medica, ripetesse a noi giovani studenti il professor Erspamer, uno degli studiosi/scopritori tra l’altro della serotonina, autore di tanti studi su vari neurotrasmettitori per i quali mi sembra di ricordare che fosse stato anche candidato al Nobel per la Medicina.

Diceva cioè che ci stava illustrando le più moderne (per quei tempi) tra le varie categorie di farmaci, quindi quelli probabilmente che risultavano più efficaci ed efficienti, ma che rimaneva per lui genericamente più tranquillizzante nel trattamento di qualunque patologia vedere anche magari un farmaco più vecchio nelle mani di un medico che ne conoscesse bene pregi e difetti, azioni agoniste ed effetti collaterali, che ne aveva lunga esperienza piuttosto che vedere un uso arrembante con illusioni quasi miracolistiche, non sempre esaudite, dell’ultimo nuovo ritrovato della farmaceutica.

Ecco perchè argomento di questo solo in seconda battuta, d'altronde in forma diversa siamo in linea con quanto ho appena sostenuto: già allora e mi riferisco al 1978-79, l'idea dell'importanza dell'esperienza discendente dalla casistica incontrata e dalla conoscenza che ne derivava era evidente alle menti più acute e con i piedi piantati per terra, aperte a ciò che stava cambiando in campo sanitario ma legate contemporaneamente alla componente umana, che allora non era comunque messa in discussione.

Spero di non venir frainteso nell’esprimere questo concetto e che non lo si voglia far passare come un rimpianto per i "bei tempi passati" per cui tutto deve rimanere com'era; non voglio certo dire che possiamo ancora accontentarci solo dell’ispezione, palpazione, auscultazione come in altri tempi ci hanno (o mi hanno) insegnato, o fondarci solo sugli esami radiografici standard e poche altre indagini, è ovvio che moderno significhi aggiornato.


Ma in una discussione sull’organizzazione ospedaliera della provincia o territorio che dir si voglia anche questi sono problemi che c'entrano?

Sicuramente sì, perché se è’ ovvio che la medicina moderna non possa prescindere dall’uso di sistemi ed apparecchiature attuali, all’avanguardia ed innovative, se mi permettete anche questo mi conferma proprio della necessità di non disperdere risorse economiche o acquistando strumentazioni “super” per posti dove saranno ampiamente sottoutilizzate o mal usate per carenza di sufficiente gamma di patologie fronteggiate o ancora trovarsi nella condizione di dover ripiegare su strumentazioni “mediocri”, obbligati a suddividere un budget risicato magari tra tante postazioni ospedaliere cui fornire il medesimo equipaggiamento per evitare recriminazioni tra la popolazione.

Teoria e applicazione

Fin qui i principi, la teoria, immagino chi la definisca tra sé con una certa disistima la “filosofia”.

Vorrei fermarmi qui. So che bisogna passare al concreto, anzi è quello che vedo mancare in tutti i roboanti e farraginosi discorsi sulla sanità e sulla sanità di montagna e sulla sanità valtellinese, discorsi in cui il termine con cui ci si riempie la bocca è…“la politica”, "motivo politico", "soluzione politica"…. Peccato che sia una politica che stenta (altro eufemismo) a decidere, l’ho detto all’inizio, è ridotta all’interesse elettorale dei partiti, nella mitica illusione che “se vinciamo noi, riusciremo a cambiare le cose”, ma chiunque vinca, pare che cambi pochissimo o nulla, ah no, spesso peggiora la situazione (vedi precedente riforma regionale della sanità). Nella migliore delle ipotesi poi se ci sono modifiche vanno avanti con lentezza esasperante, con tempi biblici.

Eppure proprio in Valtellina, secondo me, un po’ di coraggio i politici di tutti gli schieramenti lo potrebbero trovare più facilmente. Qui la predominanza così evidente potrebbe spingere la Lega a fare cose che, se anche non popolari e quindi non apprezzate da tutti e che le farebbero magari perdere un po’ di sostenitori, non ne minerebbe (purtroppo) l’egemonia, mentre l’opposizione (i progressisti in toto) potrebbe almeno spingersi a esplicitare con un po’ di audacia proposte non asservite alla paura di calcoli dei voti, visto che, trattandosi per ora di partiti o movimenti sempre più ridotti ai minimi termini, avrebbero veramente poco da perdere per quanto riguarda eventuali sostenitori, ma rimarrebbe affidato al futuro un messaggio chiaro e un pò più al passo con i tempi.

Invece in Valtellina ci si lancia in litigi da cortile. Per esempio é un peccato, inspiegabile se non con un gretto ed antiquato campanilismo, che Sondrio e Sondalo si stiano comportando come i polli che Renzo (quello dei Promessi Sposi, non Renzi dei promessi divorzi) portava all’Azzeccagarbugli: litigavano tra loro e si beccavano, ma non si rendevano conto come fossero entrambi destinati a finire in pentola.

Ma questa è un’altra storia.

alla prossima

 
 
 

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