QUALCHE ALTRO PENSIERO sulla SANITA’ OSPEDALIERA VALTELLINESE prima che DIVENTI VIRTUALE (1)
- salvatore
- 23 dic 2021
- Tempo di lettura: 3 min
La notizia che corre sulla bocca dei cosiddetti addetti ai lavori è che sono arrivate al capolinea decisive e definitive modifiche dell’assetto sanitario regionale e quindi anche valtellinese.
Definitive equivale ad immutabili? Decisive equivale ad importanti? E’ sinonimo di efficaci? Indica modernizzazione? Obbedisce a concreti passi avanti? Dopo aver letto un po’ qualcosa sulle motivazioni e su varie critiche, sono tentato a dire no. Senza contare che lo scritto si riferisce ad intenzioni che possono essere più o meno buone ma bisognerà vedere se e come saranno applicate e se in futuro saranno veramente buone.
Tempo fa avevo lasciato il discorso sulla sanità in generale con il sospetto che sicuramente ci sarebbe stato a questo punto qualcuno che mi avrebbe obiettato: facile esprimere teoria e dottrina; sporcati le mani col fango, mettici la faccia, esponiti per quello che ritieni concretamente valido sui problemi che coinvolgono i Valtellinesi e la sanità valtellinese: Sondalo cosa deve essere? Sondalo subordinato a Sondrio o viceversa? Piccoli ospedali sì o no? Ospedale nuovo da pretendere per la provincia come è avvenuto in altre provincie o inutile spreco di soldi? Rete di assistenza pubblica infermieristica e medica organizzata sul territorio o efficienza a macchia di leopardo lasciata all’iniziativa quasi personale dei singoli medici o a più o meno veritiere eccellenze di ospedali dotati di presunti reparti eccellenti? Meglio il pubblico o il privato?
Ho “appena” sottolineato da illuso di ritenere comunque che fosse importante che in primo luogo venissero compresi, interiorizzati e infine seguiti dalla politica, in fin dei conti quella che deve e può decidere, quei famosi concetti guida su cui mi sono soffermato in precedenti blog.
Qualora nelle attuazioni pratiche venissero seguiti, potrei con più tranquillità comprendere o in parte condividere e magari accettare del tutto qualunque impostazione organizzativa ed attuativa che venisse proposta o decisa; ricordo rapidamente gli essenziali punti: prevedere sedi ospedaliere in cui sia possibile ampia casistica; personale sanitario sufficiente, preparato ed aggiornato; apparecchiature all’avanguardia…...
Farò la figura del superbo, ma in base ad essi mi sentirò di giudicare quella che è stata impostata come la riforma della riforma. Infatti sarei e mi sentirò di sicuro in opposizione netta a qualunque riforma sanitaria da qualunque forza politica proposta se:
1. le scelte portassero ad avere ospedali con incongrua gamma di patologie da imparare ad affrontare (parametro molto difficilmente realizzabile (per eufemismo perché direi in realtà impossibile nei piccoli ospedali);
2. significasse personale che transita come meteora con i continui “buchi” che si creano “in pianta organica” (flusso difficilmente arrestabile nei posti piccoli e non solo, a meno di non militarizzare e quasi schiavizzare i sanitari e ci troveremmo non alla tanto accusata “dittatura sanitaria” ma ad una “dittatura sui sanitari”);
3. se si concretizzasse in insufficiente aggiornamento del personale sanitario stesso (qualora medici ed infermieri fossero oberati dai compiti terapeutico-assistenziali come conseguenza del loro scarso numero e ne derivasse scarsa possibilità o enorme difficoltà di accedere a corsi, congressi, stages…);
4. non prevedesse continuo adeguamento e ammodernamento delle apparecchiature e della strumentazione (problema inscindibile dal prevedere continuo impegno economico nel tempo e fortemente dipendente dall’inutile dispersione in doppioni o triploni, soprattutto se per posti di piccole dimensioni, come sembra venga adombrato dalla “riforma della riforma” e almeno secondo l’interpretazione data in genere dai giornali, anche dai “filogovernativi” della Regione!).
Naturalmente a queste mie parole immagino qualcuno dei responsabili o semplicemente dei fans politici che controbatterebbe di non preoccuparsi perchè tutto ciò è sicuramente garantito dalle nuove norme, anzi che già sono tranquillamente in parte prerogative della situazione attuale!
Per mia fortuna a questo riguardo non ho ancora perso la memoria di ciò che in ospedale avveniva fino a quando non sono andato in pensione. Non ho dimenticato le difficoltà ad accedere ad eventi di aggiornamento scientifico, almeno a quelli esterni all’ospedale stesso (il vero aggiornamento è il confronto soprattutto con realtà esterne, altrimenti diventa una sorta di narcisistica soddisfazione che si guarda l'ombelico). Infatti la riqualificazione sulle norme e sui comportamenti interni (tipo qualità e privacy) devo ammettere che fosse fin troppo garantita, tanto da farci sentire spesso più burocrati che medici; non ho dimenticato inoltre i turni estenuanti, oltre ogni regolamento ed in barba ad ogni sicurezza per un lavoro che non è certo da impiegato (con ogni rispetto per gli impiegati) come forse pensano i burocrati negli uffici o sulle poltrone del consiglio regionale senza escludere quelli che siedono in Parlamento; ho ancora in mente le corse conseguenti ai rimproveri per i ritardi inevitabili nelle diagnosi istologiche, rimproveri appioppati senza tener conto che in certi periodi in tre soli medici dovevamo svolgere lavoro in altri ospedali eseguito in media da sei (numero già "sottostimato"); che la maggiore lentezza nelle capacità diagnostiche era spesso legata al dover studiare ed esaminare più a lungo casistica di cui potevamo non avere esperienza in conseguenza della limitata serie di patologie osservabili (e l’ospedale era considerato di almeno medie dimensioni!).
segue...........
Comentarios