top of page

QUALCHE ALTRO PENSIERO sulla SANITA’ OSPEDALIERA VALTELLINESE prima che DIVENTI VIRTUALE (3)

  • Immagine del redattore: salvatore
    salvatore
  • 16 gen 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Un po’ più tardi mi è capitato di frequentare maggiormente e di conoscere meglio l’ospedale di Sondalo, fino a quando, da primario di anatomia patologica di Sondrio, ed essendo andata in pensione l’equivalente ruolo del Morelli, ho potuto discutere e dopo un po’ di tempo ottenere dall' amministrazione ospedaliera di allora l’accettazione e la messa in pratica dell’idea che per meno di 180.000 abitanti, fosse sufficiente una sola anatomia patologica su cui concentrare le spese e che si sarebbe occupata anche di quel presidio incastonato tra i monti.

Ovviamente solo a patto del raggiungimento di un adeguato, sufficiente e necessario numero di personale di reparto (cioè medici e tecnici) in base al totale carico di lavoro e alla ottimale rapidità con cui venivano richieste le diagnosi di risposta, obiettivo della quantità di personale che non è stato mai possibile raggiungere, anzi ad esempio il numero di medici addetti è sempre stato insufficiente anche per il solo presidio di Sondrio. L'unificazione dei reparti di anatomia patologica è stata ottenuta nonostante “l’opposizione” a quei tempi e i conseguenti sproloqui da ignorante (etimologicamente = colui che non conosce bene un argomento, ma ne parla da intenditore e soprattutto ha la colpa di non curarsi di approfondirne la conoscenza) del sindacalista di un sindacato autonomo minore (per quanto ricordi invece i sindacati maggiori fortunatamente per loro si sono allora ben guardati dall’esprimere superficiali e sconsiderate dissertazioni sull’argomento).

Analogo progetto, addirittura forse un po’ più articolato visto il maggior numero di sottodivisioni contemplate da quel reparto, mi sembra venisse avanti per il laboratorio analisi, anzi una sorta di riorganizzazione “provinciale” era addirittura cominciata ben prima.

Il progetto di accentrare in unico luogo, fondamentale per le discipline cosiddette di laboratorio, mi chiedevo se fosse altrettanto necessario, addirittura obbligatorio, per le rimanenti specializzazioni o almeno gran parte di esse.

E’ vero dunque che in quel periodo della mia iniziale attività professionale mi sentivo in definitiva di affermare decisamente e forse un po’ spietatamente che la Valtellina avrebbe dovuto essere dotata di uno ed un solo ospedale, che doveva essere caso mai più “rimpolpato” (quarant’anni fa non c’era così evidente carenza di personale sanitario), perché in questo modo sarebbe stato sufficiente per il bacino di riferimento e, coerentemente con i concetti appena espressi, sufficiente a garantire ad ogni operatore sanitario nel suo campo accettabile casistica a renderlo preparato, oltre che venir dotato di idonei mezzi e di tempo per l’aggiornamento. Tutto questo sarebbe accaduto sicuramente qualora tutti gli operatori sanitari ospedalieri dispersi in Valtellina fossero stati concentrati in un unico grande ospedale all’avanguardia e al passo con i tempi.

E per quanto riguardava il Morelli…boh? Cinicamente mi dicevo che qualcuno si doveva impegnare a trovarne un’occupazione, magari anche non sanitaria….


Non ho nessuna difficoltà ad ammettere che attualmente ho in parte modificato (ma niente affatto stravolto) le mie visioni di allora, forse decisamente “drastiche” e che non prevedevano certo eventi pandemici simili a quelli in cui siamo incorsi ed in mezzo ai quali ci troviamo ancora nonostante il parere da bastian contrario di alcune personalità esimie o supposte tali (comunque una minoranza); ho cambiato idee quindi non tanto tenendo presente il territorio interessato quanto, con un’occhiata ad esso, estendendo le considerazioni alla situazione semicatastrofica in cui siamo precipitati,.


Ciò vuol dire in pratica che ora ritengo di non poter più sottovalutare né l’esistenza di questo imponente complesso nè ignorare che non utilizzarlo sarebbe l’ulteriore spreco di una politica specializzata in sperperi quando non in ruberie, né nascondermi aspetti che rappresentano problemi reali non tanto del Morelli e nemmeno solo della Valtellina, ma a questo punto dell’intera collettività nazionale. Non è più questione di territorio vasto e della sua natura montana con l’eccessiva dispersione della popolazione comunque ridotta in numero, problemi alla cui soluzione il Morelli così com’è e com’era non avrebbe concorso gran chè, checché venga pontificato in giro, né in definitiva credo che alla situazione si possa pensare di rimediare esclusivamente mantenendo lo “status quo di tutti gli ospedali, o uno status poco diverso dall’attuale impostato ormai decenni fa o peggio ancora una qualche ipocrita soluzione che con l’apparenza di cambiamenti nella forma, magari limitandosi a cambiare la loro denominazione, lasci di fatto la medesima sostanza (il Gattopardo insegna).


Cerco comunque di procedere con ordine, almeno con quello che mi sono costituito nella testa.


Per cosa nasce Sondalo? Tralascio qui di considerare dal punto di vista politico ciò che il regime dittatoriale e quel periodo storico hanno arrecato all'Italia, avendo portato quegli sconvolgimenti devastanti noti, perchè in questo caso si è impegnato invece in una più banale e pacifica competitività con i paesi che avevano già grossi sanatori nella regione alpina e altrove (Francia, Svizzera, Olanda…) e quindi è stato spinto soprattutto dal desiderio di gareggiare e primeggiare rispetto ad esse; semplifico e rimango più sul concreto ed utile attualmente.

Sondalo nasce per tentare di risolvere o controllare una malattia infettiva cronica, la tubercolosi, provocata da un micobatterio, in un’epoca in cui era grave patologia e visto che non se ne conoscevano efficaci rimedi (la storia si ripete con le malattie infettive senza bisogno di invocare complotti!), la fondamentale terapia risiedeva nel riposo più assoluto possibile, nell’alimentazione adeguata in quantità e qualità, nell’“aria pura” e poco altro di utile in attesa e nella speranza dell’intervento delle difese dell’organismo (magari allora fosse esistito un vaccino, fosse stato anche definibile sperimentale!). Dall’attuale Ospedale di Sondalo, “sanatorio” allora, con le conoscenze possedute, se ne usciva spesso deceduti, in una certa percentuale di casi guariti, ma solo dopo averci stazionato tutti comunque a lungo, mesi di sicuro, se non anni.

Terrei a mente questa situazione riassumendo il tutto nella definizione seguente: “un presidio (villaggio) concepito e progettato pensando ad una malattia infettiva e prevedendo permanenze prolungate”. Tanto da poter vivere quasi completamente di vita propria, autonoma.

 
 
 

Comments


  • facebook

©2019 di CUSOPO. Creato con Wix.com

bottom of page