QUALCHE ALTRO PENSIERO sulla SANITA’ OSPEDALIERA VALTELLINESE prima che DIVENTI VIRTUALE (4)
- salvatore
- 24 gen 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Il “Morelli” come potrebbe essere oggi
Sino a quando sono andato in pensione, ma penso anche attualmente, si usufruiva solo di un limitato numero di padiglioni, comprendendovi attività chirurgiche e mediche.
Parte dei padiglioni quindi (mi pare circa la metà) sono chiusi, non utilizzati, credo con ridottissima o assente manutenzione, in questo modo destinati ad andare progressivamente in rovina, nonostante l’esistenza sul comprensorio di tutti i vincoli artistici, paesaggistici e simili che si possano considerare.
Non è quindi assurdo secondo me, in questi tempi di pandemia, pensare che la fondamentale e specifica destinazione di questo ospedale potrebbe e dovrebbe andare proprio nella direzione di un ritorno ad un impiego cui era destinato ed abituato, ma un impiego che sia massiccio, specialistico, globale nei confronti delle malattie infettive. Ripristinando tutti i requisiti di sicurezza e di qualità, alcuni dei quali già esistenti ed impliciti vista la precedente destinazione e indico soltanto a titolo di rapida esemplificazione: massimo e "tangibile" isolamento dei padiglioni tra loro; concezione di interni con caratteristiche di facile recupero delle condizioni di pulizia e di disinfezione, basti pensare alle superfici del pavimento e di parecchie pareti resistenti a lavaggi con agenti chimici e fisici vari e alle tante modalità attuabili di sanificazione radicale; la presenza o l’ampia possibilità di più facile creazione di camere di degenza isolate; il modo di avere con facilità, se già non ci sono, locali di ricovero con ventilazione a pressione positiva o negativa; la facilità di creare locali “filtro” per i casi di infezioni più gravi; servizi igienici personalizzati; le estese possibilità di vita all’aperto nei primi periodi di convalescenza etc.

Ritorno ad ospedale per infettivi
Mi piacerebbe in questa ipotetica visione avere davanti un ospedale per infettivi che lo sia con le caratteristiche irrinunciabili precedentemente elencate: massicciamente, cioè con interesse rivolto alla cura di qualunque malattia infettiva, non selettivo, in pratica non certo da ridurre ora a solo "ospedale covid", nè ad esempio mirato alla sola tbc, pur ovviamente includendovi questo obiettivo per cui il sanatorio è nato e per cui ha continuato tra alti e bassi ad essere un centro di riferimento, mi pare anche di livello internazionale; rimarrebbe ovvia la creazione di un ospedale efficace ed efficiente per quanto riguarda la terapia, e l’assistenza durante il ricovero stesso, cosa che comporta la presenza di personale medico ed infermieristico specializzato; quindi specialisticamente, cioè non con ingaggio di personale medico qualunque, foss'anche eccellente, ma con riferimento prevalentemente a medici individuati tra chi si occupa direttamente o parzialmente di tali patologie e quindi infettivologi, microbiologi, virologi, epidemiologi, immunologi, oltre che di infermieri anch'essi con adeguata specializzazione nel campo; globalmente, cioè non rivolto alla pura diagnosi, terapia ed assistenza, quanto anche allo studio ed alla ricerca in tale ambito. avendo come bersaglio tutte le entità che coinvolgono la patologia infettiva.

Immagino proprio un grande ospedale che si occupi di malati con quel tipo di patologia, ma che lo faccia da centro di riferimento, come ama dire adesso, di eccellenza, sicuramente per quanto riguarda i requisiti cosiddetti alberghieri, per coloro i quali appunto si troverebbero pur se non di loro volontà a dover sostare per tempi prolungati, sperando siano più brevi di quelli di un tempo per la tubercolosi. Per molte malattie infettive d'altra parte i tempi di guarigione possono andare relativamente in fretta, ma la presente pandemia ci ha ricordato che non per tutte e non in ogni caso la via di ristabilimento è così rapida e semplice, tanto che qualche volta purtroppo nemmeno c’è stata una via di uscita.
Richiamo/incentivo per personale sanitario
Un ulteriore aspetto da considerare nel suggerire un impiego simile è rappresentato dal fatto che questa attività potrebbe servire da richiamo per i medici di una specializzazione (malattie infettive) in questi ultimi anni considerata quasi “secondaria” (e abbiamo visto che assolutamente non lo è), diventata così forse come conseguenza dei rapidi e radicali successi ottenuti grazie agli antibiotici; anche se tutto ciò ha portato alla sottovalutazione di molti agenti infettivi e di conseguenza ad un facile (ed errato) uso degli stessi da parte dei malati, che si sono abituati ad un frequente ed incosciente auto trattamento, spesso “complici” gli stessi medici prescrittori, giungendo a banalizzare le malattie stesse ("è solo un'influenza"!) e preparandoci ad un epoca futura forse vicina in cui non solo i virus ma anche i batteri rialzeranno la testa perché diventati resistenti e riesploderanno vecchie malattie dimenticate.
Credo in aggiunta che sarebbe appetibile anche per gli infermieri/e che si orientassero a “specializzarsi” in quel campo, dal momento che la loro professione è uscita, almeno teoricamente, dalle secche di un lavoro ritenuto solo parzialmente qualificato ed i relativi studi sono diventati anch’essi una laurea. Ovviamente anche per questi infermieri/e dovrebbe esistere un perfezionamento particolare che li renda per esempio soprattutto edotti sulle principali patologie infettive ed in particolare sulle più recenti (non solo covid ma anche AIDS, epatiti virali, infezioni respiratorie...), che li renda particolarmente competenti sulle somministrazioni e gli effetti collaterali dei farmaci impiegati nel settore spesso per tempi prolungati, che fornisca loro buone conoscenze di intensivologia, che li renda capaci di fornire giuste indicazioni ed "educazione" non tanto e non solo ai pazienti ma anche ai familiari con cui spesso dovranno affrontare un percorso magari domiciliare di conclusione della malattia/convalescenza.

Centro sanitario completo
Mi piacerebbe avere davanti anche un serio e completo istituto di ricerca e studio che potrebbe avvalersi degli spazi enormi rispetto a quelli di qualunque ospedale già esistente anche per allestire laboratori di clinica medica e di microbiologia; l’elevato numero di pazienti affetti da questa tipologia di malattie, concentrati in un unico luogo li vedrebbe contemporaneamente nella duplice funzione di “assistiti” e di coorti epidemiologiche di osservazione e studio, visto che è inevitabilmente soprattutto così, cioè raccogliendo più dati possibili dai malati, tra l’altro incruentemente, che si ottengono molti dei progressi della medicina.
Ho sentito e letto recentemente della promessa che la politica regionale ha fatto di un padiglione un più di Sondalo da dedicare alle malattie infettive e con l’arrivo di una accennata recrudescenza dell’attuale pandemia mi pare che un certo numero di posti in più sia stato effettivamente riattribuito a cura ed assistenza per Covid.
Per quanto detto finora sicuramente questo padiglione potrà risultare ben isolato dal resto dell’ospedale, adatto a trattare infetti, ma per quale ospedale? Di nuovo forse per una marmellata di reparti, con specializzazioni che magari continueranno a vagare tra Sondalo e Sondrio e ritorno in base allo sghiribizzo dell’assessore regionale di turno alla sanità? Per un ospedale con presenza di doppioni di reparti e specializzazioni condivise con Sondrio, che nella migliore delle ipotesi nel complesso si ignoreranno ma molto più probabilmente si faranno la guerra più o meno sotterranea per strapparsi pazienti, condannati come sarebbero altrimenti ad una stentata sopravvivenza? O anche in questo caso per un ospedaletto per patologie “minori” come quelli adombrarti dalla riforma della riforma?
C’è un monumento adagiato sulle Alpi, ma non vuole venire in mente a nessuno che quel monumento, piaccia o non piaccia, è stato creato con una specifica personalità, che, direi comprensibilmente, ha abbandonato in tempi in cui le esigenze, le richieste e le conoscenze sanitarie sembravano diventare altre e che, unico aspetto positivo della pandemia per la Valtellina, si potrebbe ora (e saremmo già in ritardo) riacquistare in pieno, ma solo a patto di destinarlo interamente agli scopi per cui è nato, attualmente completati, come si diceva, da tutti i moderni ed aggiornati sistemi di terapia e cura....
segue....
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