QUALCHE ALTRO PENSIERO sulla SANITA’ OSPEDALIERA VALTELLINESE prima che DIVENTI VIRTUALE (5)
- salvatore

- 11 feb 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Il "sanatorio" nel presente
Tanto per fare l’ennesimo esempio non sarebbero neppure lontanamente paragonabili i sistemi si rianimazione attuali confrontati con gli analoghi dell’epoca! Da quanto mi risulta (o mi risultava prima della pensione, per correttezza devo sempre precisare,…) il reparto di anestesia/rianimazione è già perfettamente organizzato, aggiornato e poco di più forse si dovrebbe aggiungere o modificare, indirizzandosi su una rianimazione che sia rivolta soprattutto ai possibili problemi delle malattie infettive.
Secondo quanto stiamo continuamente osservando in questo periodo, in un ospedale che si occupi di malati infettivi è molto necessaria (non sempre per fortuna) proprio la presenza di un efficiente reparto di rianimazione-terapia intensiva.
I problemi maggiori insiti nel covid-19 sono stati legati principalmente all’alta contagiosità con rapidità di diffusione ed estensione nella popolazione per cui si è potuta sviluppare la malattia in forma epidemica/pandemica, provocando almeno prima delle vaccinazioni di massa seri problemi respiratori; un ospedale per infettivi, non potendo sempre, con sicurezza e precisione stabilire quale sarà il numero dei pazienti da soccorrere (malattia infettiva “singola” o endemia o epidemia) credo in definitiva abbia bisogno soprattutto di ampi spazi a disposizione in cui poter “dilatare” in sicurezza ed efficienza proprio i luoghi ed i reparti dedicati sia alla terapia intensiva, sia all’assistenza/degenza standard, evitando (o almeno limitando) che i malati di tal genere vadano ad intasare gli ospedali in giro ed evitando o limitando così la preclusione agli altri malati delle terapie per loro necessarie. Un ospedale come quello di Sondalo con l’impiego di gran parte dei padiglioni dismessi avrebbe senz’altro queste caratteristiche e possibilità di “espansione dell’offerta alla domanda”. Ma dovrebbe essere un ospedale dotato di tutti i crismi necessari e non certo semplicemente un magazzino in cui accatastare i malati in attesa della loro guarigione o di esito sfavorevole.
Una filosofia sorregge la scelta
Almeno qualche individuo tra noi dovrebbe aver capito che la supremazia del genere umano sulla terra è forse solo ipotetica ed aleatoria, sicuramente parziale; a sottolineare questo in definitiva basterebbe aver presente come ora un semplice “conglomerato” di sostanze chimiche quale in pratica è il virus, senza capacità autonome di replicazione, abbia avuto però la capacità di mettere in ginocchio addirittura l’essere ritenuto (e che ritiene se stesso) speciale perché al termine della catena evolutiva.
Covid-19 tra l’altro non è stato solo un caso sfortunato, naturale o provocato che possa essere stato. Qualunque ne sia stata l’origine è solo un ulteriore tassello di un organismo, il virus, che non ha certo concluso le minacce infettive all’uomo, iniziate da sempre nella vita della terra. Lasciamo indietro la catena di eventi provocati da microorganismi che nei secoli passati ha portato alla scomparsa di potenti imperi o ha almeno contribuito ad essa, penso a peste o colera o vaiolo, soffermiamoci su quanto sta accadendo nella nostra era con il virus.
E’ come se questa entità biologica in questi ultimi anni si fosse allenata in momenti diversi e in forme diverse ed avesse cercato di ottenere la struttura migliore per un salto di qualità, tentando più volte e riuscendo a seconda dei momenti e con diverse specifiche forme a dar luogo o a una malattia infettiva “semplice”, o talvolta ad un’epidemia più o meno localizzata e infine riuscendo a provocare una pandemia.
Guardiamo bene indietro nel recente passato, dovrei confermare con precisione le date, ma nel 2003 mi pare abbiamo avuto i primi episodi di SARS (SARS-CoV), nel 2006 la cosiddetta “aviaria” (H5N1), nel 2009 la “suina” (H1N1), nel 2013 il virus Ebola, nel 2015 la MERS che ha coinvolto fortunatamente un’area geografica limitata (Nord-Africa) ed è stata una specie di tentativo epidemico abortito, finalmente (per il virus) nel 2019, qualunque siano state le modalità di nascita, si è presentato COVID-19. Il salto è stato fatto con decisione. Il virus sembra abbarbicato più o meno tenacemente alla specie umana anche grazie alle sue frequenti varianti.
Un centro come si deve per le malattie infettive?
Abbiamo bisogno di aspettare una migliore occasione per dimostrarci la necessità di avere un grosso ospedale per malattie infettive? Un ospedale che abbia estesi spazi e possa ospitare con urgenza molti contagiati, ma, lo ripeterò all’infinito, che sia contemporaneamente e necessariamente un centro di ricerca e di studio delle malattie infettive, magari così, oltre a diventare attrattivo per medici ed infermieri italiani, diventerebbe richiamo anche per studiosi, specializzandi, dottorandi che provengano dall’estero, magari con la disponibilità di borse di studio!
Insomma un centro di malattie infettive che diventi veramente di riferimento e se all’inizio lo pensavo limitato alla provincia di Sondrio, poi ho pensato (la pandemia!!) che dovesse diventare fondamentale per tutta la Regione ed infine, incontrando per strada un amico del PD e trovandosi entrambi d’accordo su quale fosse la destinazione più logica per quell’ospedale, mi è stato da lui fatto notare come fosse meglio, anche solo quale pensiero virtuale, ipotizzare Sondalo come unico riferimento nazionale, per evitare poi che qualunque provincia e/o qualunque regione arrivasse a pretendere lo stesso “privilegio”, trasformando una necessità ed un’occasione utili a tutti in un’occasione di lite da cortile e di scontri come solo la politica (quella con l’iniziale minuscola) sa fare.
Concorderei con questa visione anche se in maniera meno categorica e la correggerei pensando che sarebbe maggiormente opportuno prevedere a questo riguardo tre grossi centri simili per tutta l’Italia, uno al Nord e sarebbe Sondalo, uno al Centro ed uno al Sud, una situazione analoga insomma al famoso “Istituto Tumori”, ora IRCCS, nato e localizzato a lungo solo a Milano ma attualmente presente in forma simile a Roma, Bari, Napoli e mi sembra di ricordare con taglio più dedicato agli studi epidemiologici a Genova.
Non sono naturalmente il primo che pensa a soluzione simile. Nel recente passato si è pensato a Sondalo come ad un ospedale per Covid (solo? e per quanto tempo? speriamo per poco) ma contemporaneamente prevedendo di occupare padiglioni da dedicare alla riabilitazione oppure ancora, approfittando delle prossime Olimpiadi, ad un destino per traumatologia/ortopedia.
O un ospedale come tanti altri?
Insomma si continua a pensare ad una soluzione "mista", spersonalizzata, con previsioni di futuri ulteriori contrasti con Sondrio. Fino alla morte di uno dei due ospedali.
Quale ad esempio è "un'intellettuale" discussione in risposta ad uno dei “dilemmi” che ha agitato e forse sta ancora turbando i politici regionali, i sindaci, la popolazione valtellinese, almeno fino alla data di questa “riforma della riforma”?
Semplice risposta: unità spinale guai che sia spostata da Sondalo, perché è un reparto di eccellenza! Mi chiedo a cosa il successo e l’attrattiva di un reparto simile, così ultrasettoriale possa essere dovuto. All’aria pura di Sondalo, come valeva per la tbc? Al bel panorama che circonda l’Ospedale forse? O non è conseguente alle capacità del direttore e dell’equipe medico-infermieristica di quel reparto? Se quest’ultima è, secondo me, la risposta esatta se ne dovrebbe dedurre che ovunque quella squadra di lavoro possa operare, lì sarebbe capace di richiamare pazienti bisognosi e di risolvergli (o attenuargli) gli specifici problemi sanitari e sarebbe solo indispensabile l’appropriata dotazione di attrezzature e personale; viceversa se la bontà degli interventi di quel tipo fosse dovuta all’ambiente, se ne dovrebbe dedurre che quei professionisti non sarebbero gran ché e qualunque medico “scalzacane” sarebbe in grado di fare altrettanto bene!
Obiettivamente poi, se è già complicato e insicuro riuscire a ricevere in futuro almeno prossimo un numero sufficiente di nuovi medici all’ospedale di Sondrio (almeno in tempi brevi e di qualunque specializzazione), non voglio offendere nessuno ma la vedo ancora più difficile per Sondalo, che rischia, per la sua localizzazione così periferica e annacquato nella eventuale qualifica che gli verrebbe attribuita dal “popolo” di “ospedale con specializzazioni di cui se ne possono trovare altri simili più vicino casa” di diventare sia scarsamente popolato di pazienti che una specie di cimitero degli elefanti, attrattivo per qualcuno che vuole magari solo terminare (più che legittimamente, ma non so quanto utilmente) la sua carriera con l’etichetta di “direttore” di una qualche unità operativa (reparto). L'unico "popolo" fidelizzato e sicuramente gratificato rischierebbe di risultare quello che vive nelle sue vicinanze, ma semplicemente per il "pigro" concetto di difendere l'ospedale "sotto casa".
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