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Zucchero a GO GO

  • Immagine del redattore: salvatore
    salvatore
  • 5 feb 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 27 feb 2020

Le acque si sono un po’ calmate ora. Possiamo quindi affrontare finalmente il famigerato discorso sulle merendine, impiegando un po’ più di razionalità e di equilibrio. A di là delle interessate prese di posizione di alcuni partiti e al di là degli accordi obbrobriosi derivati da calcoli compromissori eseguiti a tavolino, possiamo tentare una valutazione quanto più obiettiva possibile del progetto per ora semiabortito.

Proposta eroica?

Ricapitoliamo. Non voglio certo trasformare questa proposta in una trovata epocale ed unica al mondo, non la considero una disposizione risolutiva o particolarmente audace per la nostra salute, non ho nessuna intenzione di attribuirle una veste etica, cioè di cosa fatta solo per il “bene della comunità”. Anzi, in gran parte, secondo me, la scelta la si può confermare declassata ad escamotage semplicemente figlio della disperata manovra su\ fondi per sostenere e concludere la stesura della legge finanziaria alle porte. Di quegli escamotage che comunque, evitiamo ipocrisie, sappiamo che chiunque fosse stato al governo avrebbe tentato. Cose non spuntate dal cilindro di un mago, ma già fluttuanti nell’aria perché rappresentano in effetti problemi realmente sulla piazza e sono tanto più sostenuti quando più attengono contemporaneamente a più questioni, in questo caso la preoccupazione per il bilancio e l’attenzione alla salute.



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Precisamente cosa?

Sgomberato così il campo dalla probabile accusa per me di volerlo considerare ingenuamente solo un disinteressato e nobile obiettivo sociale e attenuato il sospetto di partigianeria, entro solo un attimo nella sostanza del provvedimento proposto. Nella sua essenza la proposta di legge tentava di limitare l’abuso che tutti noi facciamo di zuccheri. Come? Attraverso l’unico mezzo che, sempre ipocrisia a parte, è capace di influenzare la maggior parte degli uomini: i soldi. Abuso perché? Perché il nostro fabbisogno di zuccheri, come avviene per tante altre sostanze, è già coperto dagli alimenti che abitualmente introduciamo nel nostro organismo: frutta e verdura innanzitutto, e glucosio è ricavato anche da pane e pasta o da tutti i cibi in cui l’amido (zucchero complesso) è costituente fondamentale. Il danno è individuabile invece nello zucchero semplice (glucosio) aggiunto, quello che la stessa OMS consiglia di assumere in quantità settimanale non superiore a 50 grammi, meglio ancora non superiore a 25! Perché il punto concreto è questo: dobbiamo ridurre l’introduzione incongrua di cibo qualitativamente meno confacente con la nostra salute. Non ricordo dove ho trovato (internet o un giornale) un titolo che rigorosamente riassumerebbe l’opportunità di approvare la micro tassa per scoraggiare “l’acquisto di merendine”. Il titolo era: ”il cibo giusto è quello che influenza poco la glicemia”.

Un po’ di coerenza

Io sono abbastanza goloso e pertanto tenderei…ad esagerare con i dolci. Figuriamoci quindi se non preferirei gioire per le contrarietà che questa proposta ha suscitato. Ma sono un medico e non posso, non riesco, non devo andare contro qualcosa che mi suggerisce, anzi mi impone, ciò che ho a lungo studiato e applicato e che è universalmente e scientificamente accertato. Mi chiedo con quale faccia ci siano riusciti i miei colleghi che a vario livello militano nella “Lega” o in “Italia Viva” o in “Fratelli d’Italia”, esattamente come non capivo quelli che straparlavano tra i “5stelle” ai tempi bui della lotta ai vaccini. Tutto perché? Per obbedire al diktat di un comandante politico o all'impulso di dire no perché è l’unico modo di apparire opposizione o di sommare maggiori consensi tra chi è ignorante sull'argomento e reagisce con un riflesso condizionato alla parola “tassa”. Comunque venga proposta. Anche a costo di opporsi al buonsenso, alla razionalità, alla conoscenza, alla realtà, alla scienza. Quei miei colleghi si addossano una grossa responsabilità e mi dà fastidio immaginare con quale coraggio nei loro ambulatori

saccentemente esternino ai pazienti magari le medesime raccomandazioni che hanno appena finito di osteggiare nelle rispettive sedi politiche di appartenenza.

Unico sistema utile?

Sento già nell'aria un’obiezione fondamentale. Perché imporre per legge metodi che dovrebbero essere assimilati invece con l’educazione e l’istruzione? La risposta che mi viene per prima è che bisogna sicuramente insistere a lavorare sul piano della cultura in questo campo, quindi “dimostrare” e “persuadere”, ma non c’è il tempo di aspettare che le mamme capiscano che è dannoso rimpinzare di dolcetti i loro bambini. Tra l’altro in molti Comuni, nel mio di Sondrio già dagli anni precedenti, sono stati adottati programmi di educazione all'alimentazione (speriamo rimangano attivi) e le mense scolastiche tentano di andare in questa direzione, ma appunto, rischiamo di non avere tempo e di trasformare i nostri bambini in satolli e rotondi cuccioli, che si tramuteranno da adulti in “magazzini” di adipe come è accaduto negli USA, ove le scriteriate idee di quello spregiudicato ignorante di Trump non faranno altro che peggiorare la situazione. Non si inizi inoltre con le ipocrite lamentale sui posti di lavoro che verrebbero persi o sulla riduzione del profitto per i produttori (forse è quest’ultimo che interessa di più), sono aspetti importantissimi, concordo, ma si tratta di problemi su piani diversi rispetto al mantenimento della salute e quindi da affrontare, ma separatamente ed indipendentemente.

 
 
 

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